Capitolo Il paroliere solitario


                                      Capitolo       Il paroliere solitario.

Nella giungla di questo mondo, vive anche il paroliere solitario, ormai non piu’ cosi
Ricercato, ma è una figura che determina una condizione sociale per il rapporto con i dialoghi, da sempre la parola viene usata in modi erronei, il paroliere spiegherà la sua efficacia se usata in modo corretto.

 Il paroliere solitario racconta il significato delle parole e fa parte del capitolo autismo e mente, Il significato di, gli autistici sono letterali sarà una importante conoscenza, l’uso delle immagini che sostituiscono
le parole, i toni delle parole, le parole che piacciono alla mente, il silenzio e le parole, l’essenza delle parole, le melodie delle parole, il linguaggio forbito delle parole.

 L’uso delle immagini che sostituiscono le parole: Il lavoro primario dall’infanzia e per tutta la vita dobbiamo vedere per imparare, sentire per elaborare
Il pensiero che nella mente si compone tra immagine suono, se impariamo il collegamento si ottiene con le continue sollecitazioni, il lavoro dell’apprendimento
in questo caso non è verbale ma io vedo e dopo collego qualsiasi cosa alla parola.
un oggetto o qualsiasi cosa appare inanimato, ma sono le parole che lo animano
Sembra paradossale ma la mente autistica riconosce l’immagine visiva dalle parole
che vengono usate per definire ogni cosa, ma non le userà finchè non sarà in grado
di vederle scritte, si perché a quel punto anche le parole sono delle immagini che poi riconoscerà anche come suono. C.A.A. comunicazione aumentativa alternativa
tecnica di comunicazione per le persone che hanno un disturbo di elaborazione e codificazione delle parole, infatti insegnando con le immagini la persona elabora la vita e scopre un mondo con gli occhi che sono gli organi che fanno nascere le prime emozioni che se non gestite e riconosciute la persona vive in un mondo suo e non nella realtà e si diffende con tutta la sua istintualità

 Le prime sequenze visive devono essere mostrate non prima del compimento dell’anno di vita, infatti si sviluppano nel bambino con autismo, alcune facoltà di attenzione con il movimento,
e quell’età si cammina da soli e quindi l’attenzione inizia ha trovare orizzonti meno ristretti, far vedere immagini semplici e dare all’immagine il nome di ciò che rappresenta.

 Per iniziare un percorso guidato nel mondo visivo associato alla letteralità della parola che diventa per la persona autistica il suo canale comunicativo dal quale nessuno dovrà violare l’uso improprio, poiché la comprensione è netta, e con essa le emozioni e di seguito le reazioni sono autentiche. La letteralità permette di eliminare tutti i significati sinonimi che si possono dare ad una parola insomma l’essenza. I significati delle parole per la mente autistica risultano difficile da codificare, l’autistico apprende un concetto per volta
che poi può essere generalizzato.

 Ogni parola risulta essere astratta se non può
essere vista, la persona autistica funziona cosi’, anche chi a un buon funzionamento a lo stesso problema, non a caso le innumerevoli convinzioni di essere ben funzionanti a portato tanti a regressioni.

 Nella normalità basti pensare se non ci fossero indicazioni come farebbero i normo tipici a capire le informazioni e strutturare la loro vita, vedere per capire elaborare e interiorizzare, sono state sempre evidenziate le difficoltà correlate , tra autismo, linguaggio, deficit, attenzione, occorre capire che le due cose sono unite dal mancato scambio di comunicazione, tra le aree avendo scollegamenti importanti, infatti l’attenzione visiva si riesce ad ottenere lavorando sulla comunicazione, le dinamiche che
si osservano sono gli scollegamenti che fra di essi non comunicano e che per logica non hanno nulla di fisiologico, ma la mente non permette che si trasmettano dati ed informazioni, il senso di tutto non si può trovare nella psiche, ma bensi’ nell’evoluzione dell’individuo che non è capace di opporsi a tutto ciò perché
manca di evoluzione.

 Infatti dallo stato evolutivo si possono raccogliere una presa dati per costruire il progetto visivo della persona, che fatto secondo le corrette
osservazioni sulla comprensione cognitiva, visiva, oculistica, e le reazioni sensoriali.
Prima di appurare l’aspetto cognitivo occorre con molta normalità proporre le cose basiche comunicative, vi accorgerete che il problema è concentrato nel comportamento che naturalmente è determinato dalla mancanza di attenzione, creata diffusamente in tante persone autistiche dalla iperattività e da stimoli che non sono per loro codificabili e che però influiscono nel comportamento.

Inciso finale dell’uso delle immagini che sostituiscono le parole ,
la C.A.A.usata come comunicazione inizia un percorso che porta aiuto dove c’è il linguaggio assente, ma non solo quando tutto diventa intervento abilitativo riabilitativo, è necessario per lo sviluppo del canale comunicativo, perché dalla sua assenza i comportamenti sono incontrollati, istintuali, e molte volte aggressivi,
il lavoro da svolgere tecnico primario è comunicare per capire cosa vuole dirci la persona autistica. 

I toni delle parole: Si riconoscono dalla musica una discendente disciplina che a tutto ciò che c’è nel mondo, emette suoni piu’ o meno gradevoli forti, lievi, armonici, ma nelle parole diventano toni e possono essere aggressivi, delicati, teneri, determinati, dal tono con cui vengono emessi , la persona autistica risponde, come prima modalità con il comportamento. I movimenti sensoriali che vengono disturbati dal tono delle parole che seppur non codificate diventano una fonte di agitazione, se non sono dettate in modo giusto, infatti i toni si differenziano dalla modalità comunicativa della persona che li usa, infatti la persona autistica avverte il tono non il contenuto all’inizio. La formazione degli operatori deve comprendere anche il sapere dell’approccio comunicativo, la teoria ma l’insieme della letteralità tono e modalità di esecuzione con i tempi con i tempi d’attesa, ripresa della risposta della persona che necessariamente comporta un tempo per la risposta alla richiesta.

 La musica racchiude moltissime delle utili strategie che si possono utilizzare per usare i toni e le parole adatte di approccio con la persona autistica, pensare ad una melodia che danno le parole se trovano il tono giusto, entrano a far parte della esistenza , sempre si vive l’emozione della musica che è espressa non solo dal suono ma anche è sopratutto dalle parole, nel tono dobbiamo pensare di creare una struttura che possa essere il piu’ possibile vicina alla modalità che il lavoro richiede, per dare una risposta completa educativa che va usata sempre, questo nel tempo diventa un riferimento di lavoro.
 Sono da sempre
molto chiari i metodi di comunicazione che fanno la differenza per le strategie utilizzate, ma nell’esecuzione ci sono molti fattori che incidono per il raggiungimento degli obiettivi, la comunicazione e tra questi, ma la qualità comunicativa è gestita dai toni vocali che possono essere diversificati a secondo
della persona da trattare.

 Le parole che piacciono alla mente: Con le parole
si possono creare le giuste modalità curative, di collaborazione, attenzione
con ogni persona, ma ci sono menti in cui la parola diventa uno strumento positivo o negativo perché succede? se parliamo della mente autistica in cui un lungo capitolo
tratta l’argomento autismo e mente e di cui anche questa appendice ne fa parte e vi spiegherà il come la mente autistica ingloba le parole secondo una sua modalità
e logica.

 La parola per la persona autistica non ha forma, non ha un senso perché questo? Semplice le cose astratte non vengono codificate le cose concrete si,
il processo di elaborazione e astrazione sono assenti, dipende dai gradi di autismo,
ma i due processi si attivano quando la recezione si attiva e solo quando la mente trova ostacoli si verifica l’apertura.

 Il momento di apertura nella mente autistica
avviene quando la mente non trova i suoi riferimenti è per la persona autistica molto difficile in quel momento capire cosa può fare, ma piano piano anche negli istinti piu’ puri c’è reazione, avviene proprio l’elaborazione delle parole che piacciono alla mente ecco perché è importante avere i richiami per la mente,
sono utili nelle situazioni piu’ difficili del comportamento della persona autistica,
le parole acquisite durante l’apertura sono quelle che rimangono impresse e da utilizzare.

 Il dialogo che bisogna usare con la persona autistica e assolutamente letterale essenziale per trovare un efficacia, se parliamo di parole altrimenti la confusione alimenta la mente che già vive una modalità in cui tutto viene distorto, perché il canale in cui passano tutte le informazioni è distaccato dai recettori
che collegano tutte le aree, infatti il lavoro è quello di risveglio di una mente
che viene gestita senza elaborazione, se si attiva l’elaborazione tutto diventa piu’ possibile, sentire senza vedere vedere senza sentire sono due concetti astratti, l’autismo deve vedere e sentire sempre ciò che conosce, il nuovo è amico
del vecchio e mai il contrario, il nulla, il vuoto devasta e crea noia che sfocia in comportamenti problema, nelle parole ci deve essere strutturazione programma e prevedibilità.

 Il silenzio e le parole: quando l’autismo non necessita di parole
sicuramente fa parte di una comunicazione diversa , sarà necessario un ottimo modo espressivo facciale che si deve sentire e usare, non sempre e non con tutti ma è ottimo a volte piu’ di ogni parola la persona autistica che riceve quel silenzio, saprà già cosa deve fare o non fare, non è solo una mimica facciale ma è una comunicazione che contiene un no non lo devi fare.

 Come sarà possibile costruire il modo per essere capiti nel silenzio, è possibile solo se dentro di chi si occupa della persona autistica nasce una comprensione e il sentire che un ordine può arrivare
anche senza parlare, in genere chi grida o e duro sempre e comunque non costruisce
nulla, e ovvio che con le minacce si ottiene, sprazzi di momentanee cose che non durano se non per il timore del momento.

L’autismo è un disturbo che non teme , ma domina e fa credere chiunque, ma certamente ed infatti i farmaci utilizzati sono per il troppo lavoro che si deve affrontare, e poi perché il comportamento va calmato per trovare piu’ controllo, dovendo spiegare come funzione l’attivazione della comprensione cognitiva delle parole in persone con autismo, bisogna valutarla nella risposta, che non sarà immediata perché deve essere recepita ed elaborata, e poi inviata ad una casella che la mente non può raggiungere io ho fatto cosi e memoria di un mosaico che si costruisce ogni volta , ma non tutto e tutti
lo possono fare, un lavoro di comprensione e codificazione di parole e emozioni
se nel tanto e confuso cervello della persona il dominio di una mente molto predominante che chiude impedisce una elaborazione nitida e senza distorcimenti tanto lavoro e tanta continuità.

 L’apertura della persona autistica è una cosa molto delicata, il silenzio e le parole ci pongono un grande quesito e a tante domande
una risposta, basti pensare che le parole riescono a curare un silenzio scelto e voluto dalla mente che inibisce tutto per un controllo totale della persona, siamo esseri che non controlliamo nulla di noi ma siamo controllati dalla nostra mente che fallisce se sente amore pace e apre la catena solo a momenti brevi ma importanti. Una apertura della mente non controllata è paragonabile ad un deserto , di positivo c’è solo che sei fuori per un tempo limitato dell’autismo, tutto del deserto e da scoprire ma in quel momento puoi imettere dati, parole, come seme di crescita per me è stato cosi ed è ancora cosi, inserire dati e informazioni nella memoria della persona autistica durante il momento di apertura, costituisce un lavoro sottile delicato, di tanta fermezza perché questo comporta reazioni nella persona, di rifiuto, paura, rabbia e in alcuni casi di aggressività, ma il momento piu’ propizio è quello quando si apre la porta del deserto che c’è in ogni autistico, quella porta riguarda solo la parte di apprendimento di ciò che non sono capaci di fare fisicamente.

L’essenza delle parole: Un essenziale sapere fa nascere l’essenza delle parole che
Significa pulire le parole che devono essere chiare essenziali e comprensive ad
Un linguaggio monotematico, ma all’apprendimento che deve essere insegnato alla persona secondo il suo grado di autismo. 

Un discorso segue una logica, una parola da sola rappresenta l’essenza di ciò che voglio dire , se chiedo ad una persona autistica nell’insegnarle un apprendimento, il lavoro non consiste formulare parole a fiumi, ma parole letterali dal significato semplice che sara accompagnata da un immagine foto vera o simboli C.A.A. l’essenza della parola va scelta prima di essere proposta, bisogna strutturare il lavoro anche delle parole da dire, gli obiettivi dipendono sempre dalle proposte di insegnamento che si applicano, nel mondo confuso da tanti stimoli l’esenziale è una condizione , e filosofia di vita che tante persone utilizzano chi si attornia di poche cose, vive con piu’ pace la sua esistenza, sapere di trovare che ci serve per mettere ordine alla mente che è un ottimo
strumento se educato, altrimenti è la prigione dell’uomo.

Cosa si intende per essenziale : Cercare e ricercare le parole che sono utili per il lavoro abilitativo, comprendere quali sono le parole avverse che non vengono ascoltate, iniziare con gradualità tutto il vocabolario da utilizzare che sarà
Arricchito gradualmente, misurare le parole che sono idonee
E non cambiarle una volta trovate, dare continuità all’essenza di ciò che la persona conosce altrimenti il nuovo non viene accettato, mettere sempre una parola conosciuta accanto ad una nuova sconosciuta.

Le melodie delle parole: I suoni sono sempre stati un riferimento a qualcosa,
sentire un movimento, un rumore, l’istinto prevale dal movimento nasce il suono in natura come nel mondo il suono è movimento, le parole creano una melodia quando vengono emesse e il suono che determina la qualità della parola, può essere la piu’ insignificante ma se piace alla mente la mente ubidisce e smette di comandare.

 Una melodia creata dalle parole crea una certezza un punto di riferimento, se sento quella melodia o suono sono sicuro di conoscere e sapere cosa succede, questo anche dove la melodia è durezza, i toni di voce sono una determinazione dell’umore e quindi di collaborazione, e questo che ancora in tanti non hanno compreso la persona autistica non è un automa ma una persona.

Ogni melodia è una casella che fa parte  del mosaico che la mente preferisce avere
Basta il suono e la casella si apre quello che deve avvenire e il come utilizzare la casella, ecco perché non bisogna mai usare le melodie e i suoni se non sono contestuali alle richieste che si fanno alla persona autistica, abituare fin da subito una persona alla melodia delle parole è semplice, nella crescita si tende nella normale modifica di usare un linguaggio meno melodico e vezzeggiativo e questo
È un errore, se ci rivolgiamo ad una persona con la mente autistica bisogna mantenere ciò che abbiamo fatto registrare nella mente, la melodia, il suono, tutto che abbia fin dall’inizio creato un collegamento tra la persona autistica e il mondo esterno inteso come persone. Se devi considerare una modalità di lavoro ottimale bisogna scegliere, infatti tutto trova spazio nella parola conosciuta non si può trattare una persona autistica se prima non si conosce tutto il suo sentire
E l’ascolto verbale. Il linguaggio forbito delle parole.

Oggi ultimo e importante specchietto per l’informazione del solitario paroliere
Riguarda il linguaggio forbito: una spiegazione chiara logica scientifica rientra in un esempio di vita vissuta, dove per motivi evolutivi il cervello ha custodito un patrimonio, e ora al di la della condizione autistica la persona se lo porta dentro,
sono passi di vita evolutiva molto importanti e deve essere spiegato a cosa serve questa conoscenza, la persona autistica vive una doppia modalità espressiva
causata dal funzionamento , quello che non si sente uscire fuori si conosce come parole, la mente autistica frena inibisce tutto della persona, ecco che l’essere forbito non verrà mai sentito verbalmente ma esiste non in tutte le persone
ci sono culture e mondi diversi che rimangono sommersi da le tante esposizioni
comportamentali.

 L’espressione del linguaggio e legata al grado di evoluzione, ci sono persone che vivono l’autismo dopo essere evoluti intellettivamente ed allora rimane in loro una mente con la sua cultura che non viene cancellata, l’evoluzione di ogni persona deve passare attraverso tutto per essere risolti i nodi dei limiti umani,
le parole forbite sono utilizzate per creare una distinzione, infatti chi usa il linguaggio forbito può spaziare in mondi diversi, altri per un disprezzo di classi sociali, altri per puro vezzo , altri per nascondere vuoti psicologici, altri per
la vera conoscenza di ogni singola parola che nutre il vocabolario Italiano, altri
per colmare il vuoto di se stessi comunque ha sempre una natura , ci sono persone autistiche che usano un linguaggio forbito in codice per esempio chi non è
completamente nello spettro autistico come gli asperger lo fanno per tutelarsi dal mondo normale e una forma di provocazione, utilizzata frequentemente tanto che loro stessi non hanno la percezione di ciò che sono e se c’è l’anno non rispecchia l’autismo ma meglio una persona bordeline, infatti non c’è nulla di piu’ sbagliato ascoltare il mondo dell’autismo descritto da un asperger poiché è all’ingresso
dell’autismo e non dentro l’autismo.

Il linguaggio forbito delle parole trova un suo spazio di essere utilizzato quando la persona è recettiva alla comunicazione applicata per l’autismo una valutazione aiuta a trovare corretti approcci soppratutto
in prospettiva del livello recettivo e funzionale della persona, concludo questo lavoro oggi augurando a tutti buon lavoro……………….   ………………….

Periodo di realizzazione  dicembre 2017 – maggio 2018

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